1° Aprile
2005
TRUFFE
E REATI VIA WEB
Oggi,
gli acquisti con carte di credito rappresentano il 98,5% delle
transazioni di beni e servizi tramite Internet e il tasso di frode è
ridotto allo 0,08% del totale. C’è più sicurezza che nelle
transazioni normali dirette. Occorre notare, peraltro, che nell’ultimo
anno la quota delle truffe ha subito decisi incrementi. In Europa si
è raggiunto l’ammontare di 600 milioni di euro. D’altro canto, le
società che curano le carte di credito hanno timore di spaventare i
clienti con dati troppo pessimistici o, in altre parole, preferiscono
minimizzare il fenomeno.
Possiamo
notare che ci sono truffatori che si limitano a elaborare numeri di
fantasia colpendo a caso un incolpevole titolare di carta di credito,
mentre c’è anche chi utilizza gli stessi programmi usati per
classificare le vere carte di credito, chi le intercetta nelle
cassette della posta e chi rapina il titolare. Per tutelarsi è
possibile inserire il proprio codice nei siti, comportamento che rende
le operazioni più sicure: le procedure di violazione dei sistemi di
sicurezza, infatti, sono in genere molto complesse.
Va
detto, però, che sono state rilevate aziende in fallimento che hanno
letteralmente venduto i loro database prima di scomparire. C’è chi
acquista aziende in fallimento per impossessarsi di data base coi
codici segreti. Bisogna, ancora, sottolineare che molte delle truffe
avvengono nell’ambito delle aste on-line (78%), seguite dalle vendite
(10%). I truffatori sono generalmente soggetti singoli. Il fenomeno è
più diffuso nell’Europa Orientale, dove è più difficile risalire
ai truffatori.
Per
aumentare la sicurezza sono state inventate nuove tecnologie:
smartcard, firma digitale, carte "usa e getta" con importo
predeterminato. Bisogna, però, evidenziare come la normativa penale
europea sia inadeguata, mentre in Italia è ancora troppo arretrata.
Si riescono, infatti, ad individuare le grosse organizzazioni di
truffe, ma le pene sono irrilevanti, mentre è quasi impossibile
scoprire il truffatore singolo.
Per
fare un passo avanti nella sicurezza del commercio elettronico sarebbe
sufficiente prevedere l’obbligo di esposizione dei propri dati
anagrafici per tutti coloro che operano con vendite sulla rete. Con
una campagna pubblicitaria occorrerebbe, poi, mettere in guardia dall’acquistare
da chi sia privo delle giuste referenze.
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