1° Luglio 2005
LA GRANDE
DISTRIBUZIONE GUARDA AL FUTURO SUL WEB
Intervista a Giovanni Cobolli Gigli e a Benoit François Lheureux
Amministratori delegati
de La Rinascente
La “grande distribuzione” non è più la
formula commerciale più avanzata, perché ora questo primato appartiene
a internet e al commercio elettronico. Ne parliamo con il Dottor
Cobolli Gigli e con il Dottor Lheureux, i due manager che
guidano la Rinascente, la grande società italiana, con il nome creato
dall’inesauribile Gabriele D’Annunzio.
Dottor
Cobolli Gigli, come si vede, internet dal
punto di vista della “grande distribuzione”?
“Internet significa avere una platea mondiale, una grande opportunità
a patto di disporre di una proposta “unica”,
una via in grado di soddisfare il
mercato. Per quanto riguarda il sito di shopping on line,
Rinascente è in grado di offrire il suo assortimento di prodotti per
la casa, di abbigliamento sportivo, di accessori e intimo in tutta
Europa, nel Nord America e in Giappone, essendo unanimemente
riconosciuto come rappresentante del “made in “Italy” nel mondo.
Peraltro, occorre ricordarsi che il commercio elettronico in alcuni
settori mantiene dei limiti: viene meno il piacere di fare shopping,
di girare e curiosare tra i negozi, che ancora anima gran parte delle
persone e, oltre a questo, esclude la possibilità, per alcune
merceologie, di toccare il prodotto, per saggiarne la qualità, per
verificarne la morbidezza o per provarne la vestibilità. Dunque, gli
sforzi della Rinascente sono protesi a superare queste due difficoltà
e anche a rassicurare la clientela timorosa, proponendo mezzi di
pagamento sicuri e un’offerta affidabile”.
Abbiamo visto da
internet che La Rinascente nel 2000 ha inaugurato il suo sito (www.rinascenteshopping.com),
ma al di là di questo come si colloca la grande distribuzione rispetto
alla realtà del commercio elettronico?
“Abbiamo due
“cantieri aperti”, uno nel settore non alimentare (www.rinascenteshopping.com)
e uno in quello alimentare (www.iovorrei.it).
In
entrambi i casi l’approccio e’ stato molto pragmatico, caratterizzato
da una politica accorta di sperimentazione senza facili entusiasmi,
alla ricerca del modello in grado di massimizzare i risultati. Nel
sito “Rinascente”, attualmente siamo arrivati ad offrire una
scelta di 1000 articoli, pagati con sicurezza tramite carte di credito
e consegnati comodamente a casa entro 5 giorni”.
Sentiamo ora il
Dottor Lheureux, cui chiediamo quale sarà la strategia futura del
Gruppo Rinascente nel settore
alimentare.
“Due anni or sono è stato aperto il sito di “Io Vorrei”, operativo
solo in alcuni quartieri di Milano. Gradualmente, l’offerta si è
ampliata e la copertura territoriale si è allargata. Ora proponiamo
oltre 7000 referenze su Milano, Torino e le rispettive province. “Io
Vorrei” è ora diventata una vera divisione del settore alimentare del
Gruppo Rinascente, al pari di Auchan e Sma, i marchi storici
dell’azienda. Occorre anzi dire che, scegliendo il marchio “Io Vorrei”
per il commercio elettronico, i brand storici Sma e Auchan hanno un
importantissimo ruolo di garanti della qualità dei prodotti e della
serietà dell’iniziativa”.
Dottor Lheureux,
l'industria sta elaborando alcune idee, come i prodotti che si
riordinano da soli, tramite delle etichette sensibili. Ebbene, al di
là di queste innovazioni, sul piano della distribuzione, internet
influisce e crea dei miglioramenti organizzativi?
“Internet è una rete, la “rete delle
reti”. Per chi opera nel commercio, la maggiore opportunità è quella
di poter integrare l’intera catena tra industria e distribuzione. Il
futuro, non così fantascientifico, è la connessione in tempo reale tra
il fornitore e il banco del punto vendita, con riduzione degli stock
esistenti nell’intera supply chain (quindi
anche sul punto vendita) e con
abbattimento delle rotture di stock a banco (ossia evitando che la
merce termini sul banco di vendita prima che arrivi un nuovo
rifornimento per rimpiazzarla). Il sistema è già utilizzato in
Inghilterra dalla catena Sainsbury per la gestione del promozionale
con alcuni dei più importanti fornitori (Nestlè, Procter e tanti
altri), e anche noi ci stiamo pensando".

(*) Nota:
l'articolo, scritto da Amedeo Nigra (www.studiolegalenigra.com),
è già stato pubblicato da Economia de Il Giorno il 25/1/2003 e viene
qui riproposto per la sua attualità.