5 Novembre
2004
ANTIEUROPEI
SI DIVENTA
Stiamo
assistendo ad un periodo di riflessione tra Europa ed America: in
Italia si processa l'antiamericanismo ed in America l'antieuropeismo.
Mentre, però, nella Ue il dibattito sull'antiamericanismo ricorre
periodicamente, in America il dibattito sull'antieuropeismo è una
novità. E' stato innescato dalla crisi del Medio Oriente, su cui
l'Alleanza Atlantica si è divisa: l'Europa, soprattutto dalla parte
dei Palestinesi e l'America per gran parte da quella degli Israeliani.
Gli americani, che considerano l'offensiva del Premier Israeliano
Sharon come elemento integrante della lotta contro il terrorismo,
hanno recepito lo schieramento dell'Europa a favore dei Palestinesi
come un tradimento.
Ma
la crisi del Medio Oriente non è la sola causa scatenente del
diffondersi di queste reciproche insofferenze. A parere dello storico
Richard Pipes, l'antieuropeismo in America è andato crescendo a
partire dalla fine della Guerra Fredda. Infatti, una volta scomparsa
il collante l'Unione Sovietica, che teneva unite America ed Europa per
il raggiungimento di un fine comune, sono emerse due conzioni di vita
distinte tra Americani ed Europei. In breve, gli americani sono a
favore della libera concorrenza, della pena di morte, del riarmo; gli
europei, propendono per la solidarietà, per l'abolizione della pena
di morte, a favore del disarmo, e così via.
Gli
Americani vedono l'Europa come cinica e boriosa, nella sua presunta
superiorità morale. Va aggiunto, inoltre, il crescente senso degli
americani di essere un impero, "la nuova Roma", non soltanto
per la sua potenza militare, ma anche per il suo apporto culturale.
Questo
fatto, da un lato impedisce a molti di accettare le critiche europee,
dall'altro spinge gli Usa a procedere da soli, denunciando il trattato
ABM contro i missili antimissili, il protocollo di Kyoto contro i gas,
il Tribunale contro i crimini di guerra.
Per
i media americani, poi, gli europei lavorerebbero poco, indulgerebbero
troppo nel passato, sarebbero poco "machi". La classe
politica, ovviamente, non ne parla alla stessa maniera: la maggioranza
considera la Ue un tutto unico ed un interlocutore indispensabile,
circostanza addirittura impensabile fino a pochi anni fa. Lo storico
Arthur Schlesinger è d'accordo con l'importanza che riveste l'Europa,
ed afferma che oggi si polemizza troppo con l'Europa, mentre non
bisogna dimenticare l'eredità ed i valori comuni.
Antony
Blinken - ex direttore degli affari europei alla Casa Bianca ed autore
del saggio "Falsa crisi nell'Atlantico" - è convinto che l'antieuropeismo
sia superficiale, ed a conferma della sua tesi cita i frequenti
seminari transatlantici, destinati a rafforzare i ponti sull'Oeano e
dissipare gli ecquivoci reciproci: "Siamo amici e rivali, ma più
amici che rivali".