4 Marzo 2005
STUDIO
DI AVVOCATI E DIRITTO AL NOME
Il
Sole 24 Ore del 2 Marzo 2002 ha narrato in un suo articolo una storia
curiosa e antica, che dimostra come per gli studi legali sia diventato
importante il proprio marchio.
L’Avvocato
Enrico Pavia lasciò l’Italia all’epoca del fascismo, per sfuggire
alle persecuzioni razziali per trasferirsi a New York, fondando lo
studio legale Pavia e Harcourt; successivamente, diede vita In Italia
allo studio che poi si chiamò Pavia e Ansaldo. I figli George e Bruno
divennero avvocati a loro volta e si iscrissero all’Ordine di New
York ed alla sua morte, Enrico lasciò pieno potere ai figli per l’utilizzo
del nome in Italia.
George,
da New York, chiese al fratello Bruno, associato allo studio Pavia e
Ansaldo, di rinunciare alla parte del nome "Pavia", ma
questi rifiutò categoricamente. Da qui il ricorso all’Ordine degli
Avvocati di Roma, che ha statuito il principio per cui Bruno, che era
iscritto solo all’Albo americano, non potesse più avvalersi, nel
suo studio, del nome "Pavia", dato che "non risulta
iscritto a nessun Albo forense italiano".
Perciò
l’Ordine ha intimato allo studio Pavia e Ansaldo di cambiare la
ragione sociale nel termine di trenta giorni dalla decisione.

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